E’ la Cima Coppi. In ogni preaparazione alla maratona si arriva al lungo (lento) più lungo. Matedì avevo in programma un lungo da 38 km. Non ho prescrizioni sulla velocità, l’importante é completare la distanza, tuttavia farò riferimento al ritmo del lento: 4’30″/Km. Sono fresco da 4 giorni senza corsa, ma col senso di pesantezza generato dall’inattività.

Parto poco prima delle 8 dalla sede di lavoro, ho pensato di sfruttare questa corsa lunga per ripassare per i percorsi in cui fino a 5 anni fa mi allenavo tutti i giorni. In alcune zone non sono mai più passato, in altre molto di rado. Sono sicuro che andare a ripescare dalla memoria le immagini di strade e parchi mi aiuterà a far passare le 3 ore. Sono sprovvisto di gel, non ho fatto a tempo ad acquistarne. Peccato, era l’occasione giusta per testarli. E’ più fresco e nuvoloso del previsto. Questo non é un male, però non mi fido ad uscire con maniche corte. Soffririò un po’ il caldo nella seconda parte dell’allenamento, quando uscirà il sole. Parto bene, il semaforo al primo km é una scocciatura tollerabile seguita da una manciata di km tranquilli nel verde. Dopo un sottopasso percorro un paio di vie di Mestre su un marciapiede stretto. Sono costretto a rallentare perchè temo escano auto dagli accessi laterali. Proprio da uno di questi, un colega mi confiderà di avermi visto mentre usciva per recarsi al lavoro.

Per 3 o 4 km non mi godo per niente questa uscita. In via San Marco la ciclabile é molto ampia e sicura. Corro più tranquillo. Dopo il viale salgo il lungo ponte pedonale che mi immette nel parco di San Giuliano. Ripercorro in parte il tragitto della Venicemarathon. A quest’ora é quasi deserto ma non ci vuole molto perchè cominci a popolarsi di corridori, camminatori, cani e raccoglitori di cacche di cani. Salgo subito la collinetta per godermi il panorama di Venezia che galleggia sull’acqua. E’ una bella giornata. C’è un po’ di foschia che fa sembrare il panorama un quadro di Monet. Solo dall’areo, mentre atterravo a Tessera, ho visto un panorama di Venezia migliore di quello che si può vedere dalla collinetta di San Giuliano.

Scendo e percorro il parco fino alla sua estremità di sud-est. Giro a caso per i numerosi vialetti. Non ho intenzione di tornare fino a quando non ho percorso almeno 20 Km. Ritorno per la stessa strada cittadina, per evitare di perdermi. Sono fortunato in qualche semaforo, ma in generale mantenere l’andatura sui marciapiedi in centro città é davvero difficile. Brutto affare dover correre in centro città. Faccio appena in tempo ad uscire dal centro più abitato che sono costretto ad una accovacciata tra i cespugli sotto il ponte della tangenziale. Ora mi sento molto più libero e leggero. Non ho corso nemmeno 30 km e quindi decido di virare per il Bosco Ottolenghi. L’ho percorso centinaia di volte. Ogni colpo d’occhio sul sentiero sterrato trova una copia che custodivo nella memoria e suscita le stesse sensazioni di fatica, speranza, fiducia, soddisfazione, che sentivo allora, percorrendolo. Seguo quasi tutti i sentieri che ero abitato a calpestare, tranne un paio che sembrano impercorribili per le enormi pozze d’acqua. Qualcuna era inevitabile. Ho le scarpe zuppe.

Esaurite le deviazioni della memoria, mi rimetto nel tragitto verso gli spogliatoi e facendo due calcoli mi rendo conto che supererò i 40 km. E non di poco. Un altro sottopasso e un altro cavalcavia, ma ora é tutto asfalto e le gambe girano da sole. Non ho la forza per cambiare ritmo e non voglio affaticarmi troppo. Ho fatto già più del dovuto. Terminerò con 41,7 Km percorsi in 3h07’10”, con una media di 4’30″/Km. Arrivare alla lunghezza della maratona sarebbe facile, ma sento qualcosa dentro di me che mi dice di non farlo. Un certo senso di rispetto nei confronti della Regina mi induce a fermarmi prima. Non si “sporcano” 42 Km in un allenamento. O ne fai di più o di meno. O 41 o 43. Mai 42 in allenamento. Se avessi continuato fino a 43 presumo che avrei fatto arrabbiare l’allenatore, che comunque non sarà felicissimo di questo eccesso. Mi preparo già la considerazione che l’extra chilometraggio é inferiore al 10% del totale. Non so se vale come scusa. Se avessi corso gli ultimi 500 metri mancanti avrei chiuso la maratona in 3h09’25”, qualche secondo in meno delle due gare del 2023. Però non ho considerato le varie soste, fisiologiche e per i semafori. Dall’altra parte ho corso senza alimentarmi e bere, senza riscaldamento al mattino presto e in un percorso con 10 avvallamenti (cavalcavia, sottopassi, collinette), tratti fangosi e trafficati.

Questo allenamento mi ha provato molto dal punto di vista muscolare. I quadricipiti mi faranno male per tre giorni. Sono il mio punto di cedimento delle ultime due maratone. Nonostante la stanchezza sono molto soddisfatto. Ho corso bene, a ritmo controllato per 3 ore.

La frequenza cardiaca é rimasta sotto controllo fino quasi a 30 km. Da quel momento la stanchezza si é fatta sentire e mantenere il ritmo prefissato ha richiesto uno sforzo cardiaco maggiore. Ho accelerato per qualche km, tenendo un ritmo sotto media. Questa sarebbe una ottima strategia anche in gara. Corsa conservativa fino ai 30 km, poi si pensa a tenere la media e dal 35° una leggera progressione.

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