Mancano pochi minuti alla partenza della Trevisomarathon. Stanno presentando i top runners. Ho perso il contatto con gli amici quando sono entrato nella mia gabbia. Preferisco partire da solo. Non so davvero quale ritmo riuscirò a tenere e non voglio farmi condizionare dalle partenze selvagge. Ho il naso chiuso per metà dal raffreddore e una tosse che non mi lascia in pace. Abbasso gli occhi per controllare se tra le stringhe delle scarpe c’è sempre il chip che rileverà il mio tempo. Dove vuoi che vada? Mi dico.

Sono sulla linea di partenza, per la mia quindicesima Trevisomarathon. Me ne rendo conto proprio ora e mi vengono i brividi. Nell’ultimo mese non avevo più dubbi. Sarei stato presente anche quest’anno. a_endu_04E pure con una condizione discreta, inaspettata. Due mesi fa faticavo a correre un’ora a ritmo lento. Sapevo che avrei corso la maratona in qualche modo, ne ero sicuro, ma solo con lo scopo di arrivare al traguardo anche camminando se necessario. Tre mesi e mezzo fa, invece, ero in ospedale per una operazione programmata. Avrei potuto continuare a correre solo se tutto fosse andato bene e se il cuore si fosse adattato alla piccola protesi. Il rischio era molto, molto basso. Sono operazioni di routine, mi dicevano i medici. Però nella loro routine, per la prima volta, il cuore era quello mio.

Subire una operazione senza anestesia, sentire le sonde risalire le vene e toccare il cuore, é una esperienza spaventosa ma esaltante allo stesso tempo. Credo sia come assistere alla partenza dello shuttle a Cape Canaveral. Solo che dentro lo shuttle  ci sei tu. Quella sera pensavo che correre é una bella cosa e mi piacerebbe continuare a farlo. Ma se ciò avesse messo a repentaglio la mia salute avrei avuto un motivo valido per trovare un altro passatempo.

Un minuto al via. Scaccio questi pensieri e alzo gli occhi dall’asfalto. La pelle d’oca passa quando la folla comincia ad avanzare e mi trascina avanti verso la linea di partenza. Le chiacchere finisono qui. Da qui in poi comincia quello che rimarrà scritto sulla carta per sempre. Mancano dieci secondi. Ora non ho più dubbi: anche quest’anno in qualche modo a Treviso ci arrivo.

Riscaldamento

Tre ore prima mi rigiravo nel letto aspettando che la sveglia indicasse le 6:30. Sono su di morale. Peso un Kg in più rispetto all’ultima maratona, ma ormai da qualche settimana sapevo che non sarei calato fino a 62 Kg. Mi sento riposato, agile, senza blocchi o indolenzimenti. Una bella giornata, insomma. a_endu_10cPeccato per il raffreddore e la tosse che non mi lascia tranquillo un minuto. Nelle ultime settimane mi sentivo in forma per puntare ad un passo di 4’/Km e terminare la gara sotto le 2h50′. Poi é arrivato questo raffreddore e la tracheite che ha rimesso tutto in discussione.

Abitare a 10 km dal punto di partenza e arrivo é un lusso. Niente navette affollate, niente trasferimenti. Se anche dimenticassi il pettorale in 10 minuti potrei tornare a casa a prenderlo. Arrivo presto, passeggio un po’ e poi cerco un posto tranquillo dove fare esercizi di mobilità. Per caso incontro Gabriele, per la prima volta di persona! Bella sorpresa. Sarà solo il primo di tanti amici che per la distanza e per i tanti impegni frequento più sui social che di persona.

Dopo 15 minuti torno in spogliatoio per cambiarmi con calma. Poco prima delle 9 esco per il riscaldamento. In corridoio trovo anche Christian. C’è un sacco di gente per il vialone, decido di girare in un laterale e mi ritrovo a correre tra i signori che escono a prendere il giornale. Proprio qui incontro Davide in bici che sta andando a vedere la partenza. Cose che succedono solo alle gare in casa. Tornato nel rettilineo di partenza vedo Alessandro, Andrea e Guido, miei compaesani, tutti con la gamba sub 3 ore e penso che se sto bene potrebbero essere una ottima compagnia. Entro in gabbia solo 5 minuti prima della partenza e mi posiziono in fondo. Mi saluta Massimo, un atleta che seguo perchè spesso mi é attorno in classifica. Mi riconosce lui, perchè io lo conosco solo di nome e fama. Due persone che praticano lo stesso sport hanno sempre l’impressione di conoscersi da una vita.

Partenza

Il viale é ottimo per la partenza. C’è spazio per tutti. Sento le gambe girare bene. Vedo che sono a 4’/Km che sarebbe il desiderata senza questa tosse. Seguo un po’ Massimo ma scappa via troppo veloce. Primo km a 3’57”: penso che dovrei essere un po’ più prudente nella prima parte. a_endu_14Raggiungo i miei tre amci paesai in un gruppetto e mi accodo, cercando un assetto tranquillo delle spalle e del bacino. Le caotiche leggi della fluidodinamica podistica portano il gruppetto a mescolarsi, allungarsi, fondersi con quello che lo precede e dopo un po’ mi trovo a seguire un atleta con la maglia gialla. I miei amici sono più indietro. Dopo un poco scopro che mi segue una terza persona.  Ci precede un gruppetto di una decina di atleti, tra cui tre donne. Ad un certo punto mi affianca Tommy in bici e facciamo due chiacchere. Gli lascio i guanti con cui ero partito. Nei giorni successivi troverò un sacco di persone che mi diranno che Tommy li ha aiutati in qualche modo, incitandoli, passando loro da bere o ritirando vestiario non più necessario. Siamo in tanti ad essergli grati.

In genere mi lamento dei compagni di corsa che tossiscono e scaracchiano, ma questa volta é toccato a me fare la parte del disturbatore. Non passa un minuto senza che sobbalzi per i colpi della tosse. Cerco di tenere libere le narici con periodiche potenti snasate che rilasciano getti di muco filante. Oggi ho secreto più muco e catarro che sudore. Mi sia riconosciuta l’attenuante di aver sempre controllato di non aver avuto vicino atleti o spettatori 🙂

Cominciano presto le “asperità”. Ci sono 7 tra cavalcavia e sottopassi nella prima metà gara. Li affronto con calma in salita e lasciando correre la gamba in discesa. In base alle mie esperienze coi cavalcavia, a parità di fatica, in discesa si guadagna più di quanto si perde in salità. Raggiungiamo il gruppetto dei dieci poco dopo il km 9. Penso di starmene tranquillo per un bel po’ in coda. Dopo il km 10, però, il ritmo aumenta. Peso che sia qualcosa di programmato per la gara di qualche donna. Il ritmo passa dai 4’/Km scarsi a 3’50″/Km. Tra il km 11 e 12 decido di mollare. Ci sono due cavalcavia in un km e questi tirano di brutto. Il fatto é che nessuno molla … hanno accelerato tutti e dieci. Penso di essere io quello in crisi, invece, i due km successivi sono comunque al ritmo desiderato con il vantaggio che a frequenza cardiaca é calata rispetto a prima. Bene, penso, sono tornato a regime. Però sono solo.

Mezza

Prima di metà gara dal gruppo davanti gocciolano atleti in difficoltà che raggiungo e stacco. Tra questi c’è Marija Vrajic, ultramaratoneta, in una giornata decisamente no. Mi raggiunge un atleta che per un po’ sta alle mie spalle. Transitiamo assieme alla mezza in 1h23’36”, si staccherà poco dopo ma rimarrà sempre a 30″ circa da me. Davanti, invece, ho un punto di riferimento. a_endu_20Un atleta della Playlife, anche lui solo. Metto in bocca una pastiglia di sali e zucchero che ci metterà mezz’ora a sciogliersi. Non assumerò niente altro, tranne un sorso d’acqua ad ogni ristoro. Sta andando tutto bene e sento un po’ di fastidio allo stomaco, forse é per la tosse o perchè respiro con la bocca.

Fino al km 28 il vento é laterale o leggermente a favore, però la frequenza cardiaca dopo l’iniziale calo sale in progressione. Questo é lo svantaggio di correre da soli: la tensione di dover controllare il ritmo fa spendere di più. Si arriva al ponte sul Sile poco dopo il km 26. Da questo tratto in poi conosco bene il percorso. Il transito per Casale é molto bello. Ricordo poco delle strade e dei fatti fino a qui. Solo i volti di chi mi ha riconosciuto e salutato e i colpi d’occhio che mi hanno colpito di più. Ero molto concentrato. Poco prima del km 30 comincio a sentire la stanchezza. Ho davanti a me un rettilineo di 6 Km senza centri abitati. Sono al massimo impegno. Cè il vento contrario in questo tratto. Davanti ho ancora l’atleta della Playlife. Sono sicuro di raggiungerlo, ma devo avere pazienza. Prendo in considerazione l’idea di mangiare il gel che ho con me ma preferisco non rischiare. Forse avrei dovuto, col senno di poi.

Alzaia

A metà rettilineo sento Tommy. Mi incita e mi dice di non mollare. Sta seguendo un atleta veneziano che mi ha raggiunto e mi supera. Il mio ritmo mi va bene, non mi accodo, anche se dopo avermi passato rimane avanti di poco. In fondo correrò i 6 Km alla media di 4’02″/Km con buona costanza. L’atleta della Playlife davanti a me si ferma per assumere un gel con calma. Neanche la soddisfazione di raggiungerlo mentre corre. Mi supera un altro atleta che sta andando molto forte. Si lascia la strada e si entra nell’alzaia all’altezza di Casier. Bella piazza, bella ansa del fiume, ma non li guardo, sono molto concentrato. Chissà se tra il pubblico c’è il mio fisioterapista Luca che ha lo studio proprio quì. Non provo nemmeno a girare lo sguardo.a_endu_10

Comincia la parte tosta con sterrato e lunghe passerelle di legno e curve strette a 90 gradi. Ho speso molto nei 6 km precedenti e non riesco a fronteggiare la perdita di efficenza. Fino a prima correvo a 180/178 passi per minuto. In questo tratto la media passa a 174. La perdita di aderenza porta spontaneamente ad interrompere in anticipo la spinta della gamba per non scivolare. Di conseguenza la forza viene concentrata quando la proiezione del baricentro é vicina al punto di appoggio. Aumenta la componente verticale della forza applicata a terra (a discapito di quella orizzontale) e quindi aumenta anche il tempo di contatto a terra del piede e l’oscillazione verticale. Quest’ultima contribuisce a guidare il ritmo dei passi (finchè sei in aria non puoi cominciare l’appoggio successivo …) e quindi anche la cadenza finale dimiuisce. O almeno credo …

Finale

Temevo che la mia velocità degradasse progressivamente ed invece tengo bene. Non sono in crisi. E’ solo stanchezza. E’ la base di questo gioco. Il motivo per cui c’è chi arriva prima e chi arriva dopo. E’ tutto normale. Comincio a pensare che stare sotto le 2h50′ sia ancora possibile. Ci terrei. Ho fatto 7 maratone di fila sotto le 2h50′, se questa viene più alta mi tocca ricominciare … 🙂a_endu_23

Si entra in città nel varco delle mura all’altezza dell’Università. Le gambe riprendono forza, mi sento di nuovo efficente. Sorpasso due o tre atleti in difficoltà. Conosco benissimo queste strade. Il pavè non mi da fastidio e nenache la salita che da piazza Borsa porta a Piazza dei Signori. Via Calmaggiore percorsa in discesa (in senso opposto rispetto alla Corritreviso) é una piacevole sorpresa che non avevo considerato. Anche dopo il duomo si scende. Peccato per il pavè che rende incerti gli appoggi senno mi lascerei andare a tutta. Le gambe però girano forte. Metto sull’orologio la schermata con il cronometro e la distanza, non mi interessa più il passo e la frequenza cardiaca. Il garmin mi dice che ho passato 41,64 Km, leggo il cronometro a 2h47′ ma non guardo i secondi. Provo a fare i conti se ci sto dentro. Ma sarà precisa la distanza? Poi tra 2h47′ basso e 2h47 alto c’è una differenza enorme. Siamo alla fine anche pochi secondi sono importanti non posso semplificare troppo. Tutto diventa troppo complicato ma almeno mi sono dimenticato della fatica e della distanza. In piazza Trentin trovo mio papà. Sorpresa inattesa! Due curve e riprendo a spingere. Il garmin suona il lap del km 42. Come? Di già? Sento di avere ancora da spendere. Dopo il ponte Dante c’è una leggera discesa e si vedono già i gonfiabili. Mancano solo 250 metri. Accelero a tutta. Le gambe non sono per niente bloccate, girano a mille. Cinquanta metri avanti ho un atleta che mi aveva appena superato. Lo punto. A bordo strada vedo la mia famiglia! Marialuisa e le bambine. Devio per “battere il cinque” e le saluto, poi riparto per questi ultimi 20″ di gloria. Non so se questa accelerazione sia necessaria per stare sotto le 2h50′. Non guardo più l’orologio. Ora punto solo l’atleta davanti a me che sembra godersi l’arrivo con calma. Aumento la velocità e corro come se avessi cominciato a correre solo ora.

a_endu_24Io mi diverto e sento la gente che si diverte. Qualcuno dice “lo ciàpa, lo ciàpa!”. C’è chi fa segno all’atleta di sbrigarsi perchè sennò perde la posizione. A pochi metri dal traguardo decido che é stato bello così. Non l’avrei raggiunto comunque e non voglio fare la figura di quello che fa a pugni per un 48esimo posto. Scopro dopo che questo atleta é un romano 55enne, terzo della sua categoria. Arrivarci alla sua età con questi tempi!

 Taglio il traguardo senza fare gesti di cui dovermi vergognare quando usciranno le foto. Fermo il cronometro e vedo che le 2h50′ non sono ancora arrivate. C’è mancato poco, ma non ho veramente niente da recriminare da questa gara. Sono stato bravo. Comincia il rituale del post maratona. Ritrovo la mia famiglia e mio papà. Mi rendo conto che non ho nessun disturbo allo stomaco e questa é una ottima notizia. Però facciamo che la pasta e fagioli del ristoro la prenderò in una altra occasione …

Vado verso le docce e trovo Thomas. Diversi anni fa avevo l’ambizione di contendergli i titoli del Campionato Bancari/Assicurativi sulle varie distanze. Lo vidi l’ultima volta nell’ottobre del 2016 a Venezia. Aveva concluso in 2h39 e io gli arrivai a 4 minuti. Nel giro di poco tempo ha fatto progressi notevoli. Corre dalla pista ai trail e ha appena fatto il suo personale in maratona: 2h29′. Non posso che fargli i complimenti.

Mi sdraio sul tavolo per un bel massaggio e scambio due chiacchere con Enrico e Fabrizio. Mi risparmio la doccia gelata, nelle mie condizioni sarebbe la fine. Torno a casa con la mia quindicesima medaglia della Trevisomarathon e l’appagamento di essere uno dei 26 “senatori” per un altro anno ancora.

Relive ‘Trevisomarathon 2018’

Di admin

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