( se affronto il tema dell’emergenza sanitaria in riferimento alla corsa é perchè questo é il tema del blog, non perchè sia insensibile a tutto il dramma ben più importante che ci succede attorno )

Questo sarà l’anno che tutti ricorderanno come l’anno in cui cambiò tutto. Al momento c’è da augurarsi di riuscire a spillare qualche pettorale prima di San Silvestro, ma in ogni caso sarebbe solo un modo per non perdere l’abitudine e ritornare ad una parvenza di normalità.

Scrissi il mio precedente post un mese fa, credendo di avere un atteggiamento molto prudente. Rileggendolo ora mi chiedo come facevo ad essere così ottimista. I grandi eventi annullano questa edizione e rimandano all’anno prossimo. Chi può comunica date alternative, che la Fidal ancora non valida (come potrebbe del resto, senza alcuna certezza nomativa?). Ho l’impressione che serva solo a dare speranza agli iscritti e frenare le richieste di rimborso. I regolamenti impediscono la concomitanza di gare a livello nazionale. Treviso e Padova hanno ricalendarizzato i loro eventi per il 20 settembre. In linea teorica i percorsi della loro maratona potrebbero pure intrecciarsi, tanto sono vicine le due città. Dubito che la Fidal approvi entrambe.

A mio parere, però, si dovrà valutare qualcosa di più del fatto di correre o meno l’edizione del 2020. Mi chiedo se nel 2021 si avrà la forza di riproporre tutte le manifestazioni podistiche fiorite in questi anni. Ci saranno ancora migliaia di persone che potranno spendere 50 euro per correre una maratona, magari aggiungend una trasferta in albergo nel week end. A livello amatoriale credo cambierà poco, le corse non competitive saranno popolate come nei decenni scorsi. Dipenderà molto dalla volontà delle federazione, che in questi anni ha trovato nel settore amatoriale solamente una fonte di ricavo.

Fino a qualche mese fa, la prospettiva di trascorrere quasi un anno senza gare sarebbe stata sufficente a mettermi in crisi. Se a questo si aggiunge il divieto di correre o pedalare, o più in generale di spostarsi nella natura, la tragedia aveva un impatto esistenziale. Visto il motivo di queste impossibilità diventa tutto più accettabile. Devo dire che sto accettando meglio di quanto potevo immaginare un periodo di inattività da bici e corsa che non affrontavo da una decina di anni.

Faccio molta fatica ad accettare, invece, il clima giustizialista che sorto in questi tempi. Qualcuno si sente in dovere di giudicare il comportamento della gente che trova in giro. Questi sceriffi del balcone sono condizionati dal linguaggio poco chiaro ed esageratamente arrogante dei politici e dell’informazione. Poichè tutto deve rientrare in un hashtag, la complessità deve essere ridotta ad una sintesi che includa tutte le possibilità che possono accadere. Avendo imparato dai giornali l’ordine “Stai a casa!” molti non si sono neppure presi la briga di leggersi i decreti e capire ciò che é permesso (e se é permesso in questo momento, ci sono motivi validi). Avendo una “legge” semplice da far rispettare, ripetuta dai loro personaggi pubblici di riferimento, in molti si sono sentiti giudici del prossimo. Sbeffeggiare, insultare o minacciare chi trovano per strada, senza neppure avere un’idea del motivo per cui si trovino lì o se appartengano o no allo stesso nucleo familiare sembra diventata una azione per il bene comune. Grossa complicità su questo spetta ai gioralisti televisivi “in diretta sulla strada” e agli sceriffi power ranger.

La politica non ha perso tempo a seguire gli umori popolari, perchè non si sbaglia mai se si accontenta il popolo anche per una cosa che non si ritiene giusta (Barabba! Barabba!). Le restrizioni alla libertà personale si sono così inasprite fino a rendere impossibile per molti correre veramente.

Che si sia in accordo o no, una legge si applica e basta. Chi ama lo sport lo sa bene.

Io non corro dal 7 marzo. Non ho corso neanche quando era possibile. Non c’è un motivo solo per questa scelta. E’ il frutto poco ragionato della somma di mille valutazioni e preoccuoazioni che ha fatto si che al mattino quando mi alzavo, pur avendo preparato le scarpe la sera prima, abbia preferito di no. I motivi andavano dalla valutazione del rischio vista la mia convalescenza dall’infortunio e l’assenza di gare nei prossimi mesi, al timore che un semplice raffreddore per un colpo di freddo potesse mandarmi in paranoia.

Dopo qualche giorno di salto con la corda, a metà marzo sono arrivato a sessioni da 40′. Ho constatato che la caviglia non reggeva bene e i dolorini attorno al malleolo peroneale tornavano a farsi sentire. Siccome non c’è fretta sarebbe assurdo protarre la tendinite in questo periodo di inatttività. A malincuore ho smesso per 10 giorni con questa specialità che comincia ad appassionarmi. Riprenderò a breve.

Ogni settimana continuo a fare circa 6/7 ore di stretching e potenziamento. Faccio qualche accenno anche di pliometria. Sto cercando di tornare i ritmi fissi. Mi rendo conto che é difficle fare le cose con regolarità nei ritagli di tempo. Perquesto voglio riprendere l’abitudine di mettermi l’abbigliamento adatto quando faccio sport. Adesso capita che faccia una sessione di 20′ come pausa in una sessione di giardinaggio o di gioco con le mie figlie. Così non va bene.

Mi sono messo nell’ordine di idee di ripartire da come sono partito nel 2008. Un passo alla volta, costruendomi anno dopo anno un percorso che mi porti avanti. Ho 12 anni di più, un fisico che mostra qualche cedimento, ma ho tanta esperienza in più e la convinzione che non é la prestazione in sé l’unica cosa che conta.

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