Se dovessi scrivere una sola frase di commento su questa mia 30esima maratona direi che ho abboccato al tranello come un podista alle prime armi.

Il senso di benessere dell’ultima settimana mi ha portato a sovrastimare le mie possibilità. Mi sentivo molto in forma, troppo. Il mattino della gara avevo un peso perfetto, quello che mi ero posto come obiettivo: 62,2 Kg. Anche durante il riscaldamento e nei primi Km mi sentivo leggero, veloce ed elastico. Nei primi Km ho avuto pure l’impressione di contenermi un po’.

20190330_212032
Sono molto orgoglioso di questo piccolo primato che condivido con altri 30 fortunati. Mi fa piacere che l’organizzazione dia valore a queste cose. Quest’anno si aveva diritto alla prima griglia.

Sono rimasto un paio di Km alle spalle di Lucio Fregona. Questo pluricampione del mondo di corsa in montagna vive nelle colline dove sono cresciuto. Non mi era mai capitato di vederlo correre da vicino. Ho potuto apprezzare l’evidente differenza di stile e di passo tra un “trattore” come lui e i maratoneti. Quando ha cominciato e tenere un ritmo sotto i 3’50″/Km l’ho mollato. Dopo l’arrivo scoprirò che ha fatto le 10 miglia e non la maratona.

A quel punto avrei dovuto posizionarmi a 3’55″/Km abbondanti e invece ho cercato di tenere un gruppetto che mi ha rimontato. Dietro avevo il vuoto, quindi, per ripararmi dal vento (leggero, per la verità) ho cercato di tenerli. Il gruppetto correva in modo poco organizzato. Si smembrava spesso e c’era poco accordo. La velocità variava spesso. Io ero sempre in coda e molte volte mi sono staccato. Col senno di poi penso che avrei fatto bene a mollarlo fin da subito.

Alla mezza capisco che qualcosa non va. Mi accorgo che mi curvo in avanti e trascino le gambe. Cerco di raddrizzarmi e spingere coi piedi. Dopo un po’ però mi affloscio di nuovo. E’ evidente che mi sto stancando e non riesco a tenere la posizione corretta. Dal Km 25 comincio a stare sopra i 4’/Km e capisco che d’ora in poi si deve andare di conserva. Il crollo é più veloce del previsto. Ho voglia di camminare, ma manca poco al centro di Casale sul Sile e mi pongo l’obiettivo di attraversarlo correndo e di fermarmi solo al ristoro dei 30 Km. Faccio una fatica bestiale. Poco dopo il Km 30 vedo il ristoro, Mi rovescio due bottiglie di acqua in testa e svuoto mezzo litro di sali. Non ho mai bevuto così tanto, neanche ai precedenti ristori. Mi piego per allungare i muscoli della schiena e mi sento molto rigido. Riprendo a corricchiare. Poco dopo vedo Enrico fermo a bordo strada. Scambio due parole.

Mi rendo conto che la prestazione é andata a farsi friggere. Comincio a pensare che é meglio se mi godo questi ultimi Km nella natura, lasciando perdere il cronometro. Questo mi ha aiutato a sopportare l’idea che mancava ancora poco meno di un’ora di sofferenza. Dopo tutto é una bella giornata di sole e sto correndo la mia 30esima maratona con un pettorale con su scritto “Senatore Trevisomarathon” 🙂 Perchè mi devo sfinire per guadagnare qualche secondo? Perchè farsi del male per una vana gloria? img-20190331-wa0008-1

Dopo i vari problemi fisici degli ultimi 2 anni ho capito che la cosa più importante (dopo i 35-40 anni) é rispettare il proprio corpo. Correre piano é meglio che non correre affatto per infortunio. Talvolta vale la pena cercare i propri limiti e fare quello sforzo fuori giri alla ricerca di una soddisfazione che ricorderai negli anni successivi, ma non deve essere questa la regola.

Con questi pensieri in testa mi accorgo che non sono del tutto crollato e che se non ci sono sorprese dovrei restare sotto le 3 ore. Pochi minuti prima mi sembrava difficile anche solo riprendere a correre con continuità. Questo mi fa tornare la fiducia. Mi superano diversi atleti, però qualcuno lo recupero anch’io. C’è chi crolla di brutto. A tratti avverto un vago principio di crampi ai posteriori della coscia. Fisicamente sono abbastanza al limite.

Da Silea in poi, quando mi rendo conto che mancano solo 3 Km riprendo in progressione. Mi ha fatto bene provare il percorso. Mi é tutto più familiare. Negli ultimi due Km mi torna la gioia di correre in spinta, col busto alto. Mi sento di nuovo alla grande e ho voglia di spremermi un po’. Negli ultimi 2 Km mi commuovo. E’ sempre così … quando capisco che anche quest’anno é fatta, mi prende il groppo alla gola. Il finale mi piace davvero molto. Sembra di entrare in uno stadio. Si lascia la stretta restera per entrare nel viale pieno di gente, poi il grande spiazzo dello storico Prato di Fiera, il traguardo, ultimo allungo e grande emozione!

Al traguardo mi aspetta mio papà e la mia famiglia. Da domani farò l’analisi di quanto é successo, adesso voglio solo godermi la giornata, perchè, per quanto possa non essere soddisfatto del cronometro, finire col sorriso una maratona é sempre un grande successo 🙂

f3fa87f0139c0be2d55b541f358a4db5

Infine, vado un po’ OT, ma vorrei spendere due minuti per ricordare l’importanza di questo luogo scelto per per la partenza e l’arrivo della maratona.

Prato della Fiera probabilmente dice poco a prima vista per chi non conosce le vicende trevigiane. Eppure ha una storia più che millenaria. Non ci sono edifici storici, non ci sono opere artistiche da ammirare. Sembra un banale sobborgo di periferia. Ed invece la sua magia sta nella posizione strategica. E’ alle porte del centro della città ma abbastanza fuori da poter accogliere tanta gente. Il porto Makallè sul fiume Sile é a due passi: questa é la via che porta a Venezia. In questo luogo si incrociano la via Postumia e la via Callata, storiche direttrici di commerci. Fonti storiche ci riferiscono che almeno dal 905 si svolgeva una fiera del bestiame ogni anno a fine di settembre (fiere di San Michele). Nel 1226 il podestà le sposto a metà ottobre, diventarono così le fiere di San Luca, che ogni trevigiano oggi conosce per l’immenso luna park in funzione per 3 settimane. Ovviamente la fiera del bestiame non si svolge più.

Insomma, fatte le dovute proporzioni, prato della fiera é una piccola Stonehenge de noialtri … Un luogo dove da oltre mille anni le persone si incontrano in massa per scambiarsi qualcosa, fare affari, divertirsi, comunicare. E’ stato anche un punto di aggregazione della resistenza antifascista e più tardi sede di rivendicazioni sociali. Il valore di questo luogo non ci appare con occhi, ma lo si riconosce solo dalla storia che si tramanda. Arrivare in un luogo così a piedi, stanco dopo ore di fatiche, é sempre una emozione grandissima. Mi capita lo stesso anche sul ponte della libertà a Venezia, entrando a Treviso per le porte delle mura, entrando a Padova nella mia unica maratona in questa città e anche scendendo verso Trieste lungo la strada costiera. Ho l’impressione di essere dentro una storia che si ripete da generazioni.

375ee37747ea5eb5ee9a1c580a242f1e

Di admin

Lascia un commento