Alberto Salazar e il suo Nike Oregon Project è sotto agli occhi di tutti per le grandi performance dei suoi atleti. Si cerca di scoprire qual’è il trucco, e soprattutto se questo è lecito o non lecito. E’ già noto l’uso di criosaune, farmaci per curare la tiroide e tecniche di analisi molto complesse. Insomma è un vero laboratorio scientifico di alto livello, per la quale Nike sborsa un sacco di quatttrini.

L’ultima novità che ha destato curiosità è l’uso di laser multiradiale per curare le infiammazioni. In questa breve intervista via mail, Salazar risponde alla domande del Portland Business Journal. Siccome siamo tutti sospettosi e diffidenti bisogna sottolineare l’ambiguità di qualche affermazione.

Alberto sostiene che viene usato alla prima evidenza di una ferita. Ferita o affaticamento? L’affaticamento, tra altre cose, è anche una serie di microtraumi, di piccole ferite che stimolano l’organismo a diventare più forte per non ferirsi più. Quindi nessuno vieta di interpretare un forte affaticamento come un principio di infortunio. La terapia laser quindi potrebbe essere assimilabile ad un farmaco antidolorifico. Trattare gli atleti come dei malati è sempre stata la scusa di chi nel passato ha usato o fatto usare sostanze dopanti. Per questo le risposte di Salazar non convincono.

All’Oregon Project sembra che abbiamo trovato un campo in cui scienza e medicina hanno spazio di manovra: il recupero.

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