Prima di partire

Al mattino sto bene, non ho motivi per cui preoccuparmi. Posso lamentare solo un po’ di pesanteza per una cena non particolarmente adatta alla vigilia di una maratona.

La giornata é serena e fresca. Per più di metà gara la temperatura é superiore ai 16 gradi, fino al massimo di 18°C al traguardo. Non é esattamente la temperatura ideale per una maratona. Faccio riscaldamento con un po’ di corsa lenta. Forse mi mancano un po’ di esercizi di mobilità, però c’è un sacco di folla ed era difficile trovare spazio per eseguirli in sicurezza. L’intenzione é di tenere un ritmo tra 3’48” e 3’50” al Km, e cercare di migliorare il mio primato personale.

La gara

C’è molta più folla dello scorso anno. Anche fra i top runners. E’ un piacere vedere una sfilata di grandi atleti. Manca un campione di livello nazionale, però ci sono un sacco di nomi noti per chi frequenta il mondo delle corse nel nord italia e non solo.

Dopo essere partiti mi risulta difficile trovare la corda nelle curve del lungo Brenta, proprio per la folla. Primo Km in 3’56”, recupero con un secondo km in 3’41” per cercare di agganciarmi ad un gruppetto, con cui proseIMG-20151027-WA0001guo appena sotto i 3’50″/Km. Circa 30″ davanti a me un gruppone di una decina di atleti. Io sono con  altri 4-5 atleti ma presto rimaniamo in 3. Il più attivo é un certo Gianluca Catalano, piemontese. Arriverà con un crescendo di ritmo straordinario in 2h39′. Scoprirò successivamente che corre le mezze in 1h13′-14′ e ha 9 anni in meno di me. Non ha uno stile da manuale, ma era concentratissimo, non l’ho mai visto voltarsi o scomporsi. Probabilmente é al debutto in maratona e direi che ha fatto una gran gara, evitando l’errore comune di atleti affermati, abituati a girare alle grande velocità che alla prima maratona si schiantano dopo 30 km. In quel momento, però, non so tutto questo e quindi vedo quel ragazzo con la maglia bianca che continuava a tirare tutti da solo, come una vittima sacrificale. Com me c’è un ragazzo dell’Amatori Chirignago e per un pezzo Ulisse Damo, partito fortissimo, che però ci lascia presto.

Al km 10 siamo ancora in 3. Il passo medio é di 3’49”. Ottimo. Per di più fatto tutto in scia. Il vento non era trascurabile quella mattina. Ho provato a farmi vedere per dare qualche cambio in testa quando le traiettorie non erano ottimali, ma Catalano non accennava a diminuire. Anzi, dopo il rifornimento del km 10 comincia una progressione graduale: 3’46”-45″-42″-42″, poi 3’45” il km 15 tirando un po’ di fiato col rifornimento, infine 3’39” e 3’40” fino al ricongiungimento col gruppetto davanti. Siamo al km 17. Abbiamo recuperato 30″ con 7 km a 3’43″/Km di media. Abbiamo corso l’ultimo km prima del ricongiungimento in 3’36”. Per me é un passo da mezza maratona, decisamente esagerato. Tuttavia, pur sentendo la stanchezza non mi preoccupo molto. La frequenza cardiaca é arrivata a 168 bpm, ma é comunque nei limiti di guardia. Per di più, una volta agganciatomi al gruppetto si comincia a girare ad un passo costante di 3’47″/Km e la frequenza cardiaca torna nei limiti.

Catalano comunque non si accontenta, rimonta il gruppetto e impone un’andatura più veloce alla quale ognuno risponde come può e il gruppetto piano piano si sfascia. Ci scambiamo posizione tra superstiti di questa tempesta, ognuno cerca la sua andatura, tra speranze e cautele. sanGiulianoMi trovo ad attraversare tutta Mestre con una ragazza russa giovane e carina che attira giustamente gli applausi del pubblico, olte a qualche inevitabile commento volgarotto. Passo alla mezza maratona in 1h20’11”. Mi rendo conto che oggi é impossibile stare sotto le 2h40′. A Venezia il negative split é quasi impossibile e mi rendo conto di non aver la gamba per avvicinare la media fatta fino ad ora.

Attrraverso Mestre a velocità discreta, ancora in linea con un crono più che soddisfacente. Il km 27 é l’ultimo fatto in un tempo obiettivo, cioé inferiore a 3’50”. I km successivi comprendono un primo cavalcavia in città, il cavalcavia pedonale per il parco di San Giuliano e la collinetta dello stesso parco: 3 km alla media di 4’/Km. Aprofitto di un gel che mi viene passato dall’Enervit, così risparmio una pastiglia di zuccheri per dopo. Mi riprendo in un tratto pianeggiante nel parco (3’51″/Km), poi di nuovo un cavalcavia e i primi due km del ponte della libertà, tutti attorno ancora ai 4’/Km. Dal parco in poi la ragazza russa mi supera e continua con una bella rimonta. Io mi prendo la soddisfazione di superare il belga vestito da Batman 😉

Fino al km 34 ho tenuto duro ma non posso dire di essere stato in crisi, le difficoltà del percorso erano oggettive e appena spianava mi difendevo benino. Sicuramente ero in difficoltà. Dal km 35 a 37 faccio 3 tempi identici (4’08”). Poi al km 38 vado in confusione sul breve tratto sterrato di raccordo tra il ponte e Venezia. Cerco le due pastiglie di zuccheri, una mi cade e non riesco ad aprire l’altra. Mi da fiducia superare una keniana in difficoltà. Passando per il porto recupero qualche secondo e metto ordine in testa. Infine i due km coi ponti alle Zattere fino a Piazza San Marco. Anche questi identici a 4’26″/Km. Passare per Piazza San Marco e vedere qualche atleta davanti a me mi incoraggia. Ho rallentato anche per un cedimento mentale, non sono del tutto finito. Mi riprendo e faccio il km 42 a 4’09″/Km. Faccio gli ultimi 500 metri a tutta perché vedo un ragazzo in grossa crisi. 3’50″/Km l’ultimo mezzo km, e con un finale sotto i 3’40″/Km agguanto la 35° posizione a 100 metri dall’arrivo. Continuo lo scatto per restare sotto le 2h46′. La pagherò cara. Ai massaggi mi trovano un sacco di contratture, proprio dovute a questo allungo improvviso quando le gambe erano ormai andate. Tempo finale: 2h46’03”, real time: 2h45’56”.

Analisi
Nel grafico di seguito é riportato il passo di ciascun km con la relativa frequenza cardiaca.

Venicemarathon 2005

Li ho raggruppati in base alle fasi della gara. Nel primo quadrato (verde) i primi km della gara. Passo ottimale, frequenza cardiaca nella norma. Tutto perfetto. Nel secondo quadrato (rosso) l’accelerazione per raggiungere il gruppetto: 7 km alla media di 3’43″/Km, l’ultimo a 3’36″/Km. La frequenza cardiaca aumenta velocemente. Terzo quadratino (verde) per i 5 km con andatura costante e ottimale. La frequenza cardiaca fa un salto in basso e poi riprende ad aumentare in maniera progressiva. Quarta fase: preludio della crisi. Il ritmo resta buono (i 5-6″ in più al km sono giustificabili dalle asperità), tuttavia la frequnza cardiaca fa un balzo in alto tra i 167 e 170. In poche parole spendo più energia per tenere la stessa velocità. Quindi ho perso efficenza. Infine la resa (quadrato blu). La velocità cala e cala anche la frequenzauenza cardiaca. I muscoli si rifiutano di lavorare e mentalmente mi arrendo e cerco di portare a casa un finale dignitoso con le energie rimaste.

La spiegazione della crisi sta tutta nel secondo tratto (quello rosso). Per quasi mezz’ora ho tenuto un ritmo che non mi potevo permettere. 5″/Km possono sembrare pochi ma valgono eccome. Rispetto all’andatura prevista mi hanno fatto guadagnare circa 35″, però nel quarto tratto mi hanno fatto perdere circa 50″ (stimo che si potrebbe aver corso a 3’50″/Km) oltre a circa un minuto a Venezia. Presumibilmente credo che avrei potuto avvicinare il mio personale, giocarmelo negli ultimi metri, ma 2h40′ era un traguardo fuori portata quel giorno.

Quest’anno a causa di cambiamenti logistici non ho mai fatto ripetute in salita. Di solito sfruttavo un cavalcavia. Inoltre ho ridotto gli esercizi di potenziamento dei polpacci perché non ho avuto più problemi fisici. Questo credo mi abbia penalizzato, visto che appena la streada si impennava anche di poco cominciavo a soffrire.

In molti hanno sofferto il finale, sia tra gli amatori che tra i top runners. Non ho ben capito perché. Non mi sembrava tanto caldo. Il vento non era particolarmente fastidioso.

E se invece di seguire Catalano nella sua rimonta fossi rimasto con il terzo “compagno di gruppetto”? Ci siamo ritrovati vicini stesi a far massaggi. Mi dice che ci ha lasciato andare perché andavamo troppo forte, lui voleva restare sui 3’50″/Km. Mi dice di aver continuato abbastanza costante e poi di aver avuto una crisi alla fine del ponte. Guardando i suoi tempi vedo che al km 30 aveva un passo medio di 3’52″/Km. Quindi se fossi rimasto con lui mi sarei giocato il personale negli ultimi km, facendo una decina di km da solo in rimonta sul tratto più duro. Sarebbe stato difficile, molto difficile migliorarsi. Forse potevo restare con lui fino al km 25 e diluire la rimonta su qualche km in più.

Risulta molto istruttivo il confronto con la maratona di Treviso (2h44′). Nel grafico in basso, in blu la corsa dello scorso marzo e in rosso la Venicemarathon. Il cerchio nero evidenzia l’accelerazione eccessiva, subito seguita da uno scatto in alto della frequenza cardiaca (cerchio giallo) che fino a prima erano identiche. I 12km col cerchio giallo sono gli unici dove la frequenza cardiaca non si sovrappone. Posso concluedere che a Treviso sono arrivato ad un certo livello di stanchezza 12 km dopo rispetto a Venezia. In questo tratto ho guadagnato circa un minuto sulla prova di Treviso, perdendone però tre negli ultimi km.

Overlay 28-10-2015

Provo a fare Frate Indovino con questo grafico. Nei primi 12 km lo sforzo tra Treviso e Venezia é stato pressochè identico. Con lo stesso impegno a Venezia percorrevo un km con 2″ in meno di media. Se fosse andata così per tutto il resto della maratona avrei guadagnato circa 80″ rispetto a Treviso. Stimo che le asperità della maratona di Venezia costino circa 1′ abbondante. Quindi mi sarei ritrovato a lottare per il personale, forse con appena una decina di secondi di vantaggio da sfruttare. Questo torna con le analisi precedenti.

Resta da capire il motivo per cui anche sfruttando in maniera ottimale le mie possibilità avrei avuto circa 2-4′ di ritardo rispetto a quanto stimavo di poter fare prima di partire. Probabilmente c’entra un po’ il caldo. Anche se la temperatura può sembrare piacevole, una maratora sopra i 15°C col sole non é facile. In secondo luogo potrei aver sottovalutato le difficoltà del percorso.

Quello che son contento di portarmi a casa, oltre ad una bella giornata in cui sia io che Venezia abbiamo dato tutto quello che potevamo offrire, il mio miglior tempo sul tracciato di Venezia, il mio personale sulla distanza di 25, 30, 35 Km e ancora tanta esperienza, da sfrutttare alla prossima occasione.

Di admin

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