La Corritreviso si conferma una gara di pura sofferenza per chi, come me, ha problemi di adattamento al caldo. Allo stesso tempo però, é un peccato non correrla.

Quest’anno ancora di più, vista la grande partecipazione di atleti di altissimo livello nelle due gare elite femminile e maschile che si sono corse successivamente. E’ una gara in cui la velocità é fortemente influenzata da percorso e clima. Il bello é anche correre in mezzo a tanta gente, spettatori a volte consapevoli, altre volte colti di sorpresa dal passaggio dei corridori. Correre tra le piazze e le vie di pavè, nella penombra della sera, ha un certo fascino.

Rispetto agli anni scorsi la mia gara é stata ulteriormente anticipata. Tutti i master partivano alle 20:30. La temperatura media registrata durante la gara é di 27.5°C, la temperatura di rugiada di 19.7°C. Tra le edizioni che ho corso, solo nel 2017 c’erano condizioni peggiori.

Per dare un giudizio alla mia performance non posso confrontare questa gara con altre 10 km. Cerco, quindi il confronto con le edizioni precedenti. Questo shema raccoglie tutte le informazioni disponibili per capire da dove spunta il crono finale. La lunghezza totale é un grosso dilemma, visto che spesso cambia il percorso e in quel tragitto cittadino i satelliti sono poco affidabili.

confronto
Nel 2013 ci fu un grosso temporale nel pomeriggio che abbassò moltissimo le temperature. Nel 2015 l’ora tarda consentì alla temperatura di calare. Nel 2018 l’umidità eccezzionalmente bassa permise di sopportare il caldo. Nel 2017 fu davvero una gara esageratamente calda e umida, considerato il fatto che l’orario di partenza era un’ora dopo quest’anno.

Arrivo alla partenza all’ultimo e mi schiero praticamente in prima linea. La temperatura sale quando si é stretti fianco a fianco e si suda anche da fermi. Mi sento cuocere dagli infrarossi emessi dai corpi degli atleti al mio finaco. Siamo costretti a sopportare questa condizione per qualche minuto di spazio pubblicitario riservato al sindaco. Questa procedura (che si é ripetuta anche al via della maratona di Treviso) sta diventando sempre più invadente. Preferivo quando il ringraziamento alle autoritàavveniva 5-10 minuti prima della partenza ed era l’inno nazionale a risuonare poco prima dello sparo. Ho l’impressione che organizzare manifestazioni di questo livello sia ormai molto complicato e l’amministrazione deve controbilanciare le lamentele di residenti e automobilisti con una manifestazione del consenso di chi apprezza questi eventi.

Passa anche questo e con un paio di minuti di ritardo si parte. Non parto a mille, come mi ero proposto, solo una buona progressione iniziale per evitare di venire calpestato dalla mandria. Mi accodo a qualche atleta che di norma non ha tempi più veloci dei miei. Passo molto bene il primo giro, ma subito dopo il traguardo manco tutti i bicchieri del ristoro. Già da prima il caldo mi avvampava dal petto e sentivo battere le tempie. Mi sarei buttato un secchio d’acqua addosso. Nel secondo giro capisco che devo amministrare se non voglio arrivare al traguardo in fiamme. Seppure mi sembri di avere ancora gambe, mi manc ail fiato e mi sento la testa scoppiare. Calo la velocità, l’ultimo km del secondo giro é molto lento.

Da dietro mi recupera Davide Fabris, autore di una partenza velocissima, ma che poi avevo recuperato e distanziato. Lo conosco dalla corsa dei Babbi Natale di Paese, quando vinse correndo da solo tutta la gara. Io con altri due atleti lo avevamo a 100 metri ma non riuscimmo a recuperarlo alla fine.

Inizia il terzo e ultimo giro. Riesco a recuperare un paio di bicchieri di acqua, calda. Me li butto in testa ma hanno la stessa temperatura del mio sudore. Vorrei buttarmi sotto qualche fontana che nel frattempo ho addocchiato lungo il percorso ma c’è la coda di atleti doppiati che attendono il loro turno per rinfrescarsi. Corro due km a 4’/Km circa, le pulsazioni scendono a livelli da corsa media. Come spesso mi capita, quando mancano poche centinaia di metri prendo coraggio e inizio la progressione. Recupero i 4-5 atleti che mi avevano superato nell’ultimo giro e punto Fabris. Lo raggiungo a 50 dal traguardo, ma lui si accorge e accelera. 20 anni di meno si vedono allo sprint. In ogni caso concludo alle sue spalle.

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Ci vorrà un’oretta per raffreddarmi, ma verso le dieci si sta veramente bene. E’ quasi fresco. Non ho cenato, mi concedo un gelato, poi un kebab. Nel frattempo guardo le gare degli atleti elitè, uno spettacolo molto appassionante.

Questa gara conferma le impressioni che ho avuto per tutto quest’anno. Cioè una condizione appena decente, generalmente peggiore degli anni scorsi, sia negli allenamenti che nelle gare. Può essere la vecchiaia, può essere la ripresa difficile dall’infortunio al ginocchio … in ogni caso dopo l’estate sarà interessante vedere se potrò riprendere i livelli di un tempo.

Il risultato della gara é deludente ma non così male come pensavo in gara. La preparazione alla gara però é quello che più conta. Una volta all’anno é importante dedicare uno o due mesi alla velocità e questa gara é un piccolo “premio finale“. Usando questo metro per valutare questa esperienza devo ammettere che sono molto soddisfatto. Nei giorni successivi non ho pagato eccessivamente la stanchezza di questa gara e mi sono trovato un giro di gambe molto efficace. Sento le gambe forti e sicure e mi sembra di subire di meno la gravità del mio peso. Il peso, purtroppo, rimane ancora di circa un Kg in più rispetto agli scorsi anni.Mi viene naturale affrontare la corsa lenta con passo inferiore a 4’30″/Km.

Il merito di queste buone sensazioni, secondo me si deve al gran lavoro di andature, pliometria, gradinate, ecc. Sono convinto che una mezz’ora di esercizi di questo tipo é molto più produttiva di 5-6 Km di corsa. Può senz’altro sostituire quella corsa lenta strascicata che si fa quando si é stanchi solo per loggare qualche km in più.

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