Ho cominciato a guardare l’atletica in Tv ai tempi in cui l’Africa (prima quella del Magreb, poi quella nera) si affacciava da dominatrice nelle gare di fondo e mezzofondo. Ho visto Mei, Antibo, Panatta lanciare gli ultimi assalti di una lotta impossibile. Da bambino ingenuo pensavo che quando gli africani avrebbero imparato ad andare in bicicletta, anche al giro d’Italia non ci sarebbero più stati protagonisti italiani, francesi, belgi o spagnoli. Un annetto fa in una intervista, lessi che Gelindo Bordin sosteneva che gli africani avevano un vantaggio sull’economicità di corsa, sul VO2max, ma che gli europei erano molto più efficienti dal punto di vista metabolico. Piu recentemente leggevo dell’impossibilità di riuscire ad alimentarsi durante la maratona. Guardando l’arrivo di tappa di oggi sul sito della Gazzetta ho fatto 1+1+1. Prima o dopo ci arriveranno, ma non per ora l’africa è ancora lontana dalle due ruote.

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