Dopo aver letto Acido lattico di Saverio Fattori mi son pentito di essermi lasciato invischiare, qualche mese prima, in quell’inutile carta moschicida di L’Arte di correre (Murakami). E’ racconto avvincente (il primo). Un appassionato capirà subito che il narratore conosce l’atletica e lo sport (a differenza del secondo).

Ho vissuto queto racconto allo stesso modo di come ho vissuto Trainspotting. In questo film l’eroina era solo il sostrato usato per modellare dei personaggi. Analogamente Fattori usa lo sport (un ambiente che conosce bene) per far vivere dei personaggi che il lettore potrà risconoscere. Quale podista non si è mai imbattuto nel padre di Sara? Un benestante manager che si mette in testa di fare la maratona di New York senza neanche aver fatto una podistica domenicale, solo per potersene vantare alla macchinetta del caffè. Chi non conosce qualcuno che assomiglia all’allenatore Roberto? Etica ben chiara ma senza il coraggio di applicarla, generando continui rimorsi di coscenza.

Qualcuno può sentirsi un po’ schifato di come viene presentato lo sport. Bisogna però ricordare che questa è fiction.  Lo sport ha il suo fascino e la sua epica, ma un adulto vaccinato sa che risultati eccezionali si ottengono (anche quando tutto è legale) con pratiche da masochisti. Lo sport ad alto livello non ha niente a che fare con la salute.

Buona lettura

Di Abro

Un pensiero su “Murakami gli fa un baffo”
  1. Grazie x la segnalazione, anche io Murakami l’ho mollato in fretta, le solite menate. Scritte molto bene, certo. Sarà di certo un grande scrittore in senso lato, ma l’esigenza di narrare il suo rapporto con la corsa risulta poco originale nell’approccio.

    “A perdifiato “di Covacich invece assolve il compito e nella meccanica di trama supera di gran lunga Acido, ovviamente. Io però scrivo peggio di Covacich ma corro più forte.

    e che dire dell’imperdibile tomo di Susanna Messaggio uscito per Rizzoli (Rizzoli…)?

    anche niente, che forse è meglio

    s.

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