L’alba di domenica assomigliava tanto a quella della maratona di Venezia: pioggia e vento. Arrivo presto all’autobus che con me conta 3 atleti in attesa. Il conducente, gentilissimo, ci chiede se vogliamo partire. Noi, ovviamente, siamo d’accordo. La zona di partenza della Maratonina di San Martino è quanto di meglio non si possa chiedere: un enorme parcheggio sotterraneo dove fare riscaldamento al coperto, spogliatoi riscaldati, un ristoro abbondante e vario dove fare colazione, bagni veri, non chimici e un paio di bar aperti (tra quersti anche quello dell’albergo) dove prendere il caffè.

Faccio stretching, qualche eserczio di mobilità e alle 8:40 comincio il riscaldamento vero e proprio. Per fortuna la pioggia sembra diminuire di intensità, faccio una corsetta di 20 minuti per stradine di campagna vicine alla partenza a ritmo lentissimo.
Alle nove faccio ancora un po’ di stretching e qualche allungo. comincia a piovere pesantemente. Ho scelto lo stesso abbigliamento della maratona di Venezia: cosciali, scarpe A2 Diadora Samurai III, maglietta tecnica a manica lunga sotto la canottiera della squadra. Con quei 15°C, comunque, potevo risparmiarmi la maglia lunga e correre solo con la canotta, al massimo con le maniche corte. Visto, però, i malanni del post maratona ho preferito andare sul sicuro. Mi sento molto bene: leggero, reattivo, non ho problemi alla schiena ne dolori al polpaccio. Mi dispiace soilo che ci sia il vento Si tarda a prendere posizione sulla griglia. Riesco a posizionarmi quasi sulla linea di partenza.

Allo sparo c’è una gran confusione con qualche spinta. Il keniano parte subito a mille e un po’ alla volta il gruppo si allunga. Non mi faccio prendere dalla foga e cerco di controllarmi. I primi 3 km sono perfettamente nella media obiettivo: 3’40″/Km. Il quarto lo faccio molto forte, probabilmente per il passaggio in centro: 3’33″/Km. Il breve tratto di sterrato e qualche curva mi fa tornare alla mia media. Fino a quel momento ho corso in rimonta, praticamente da solo, portandomi dietro per brevi tratti qualche inseguitore. Al quarto km mi raggiunge un atleta della mia stessa statura ma meno ingombrante. Non posso sfruttarlo per ripararmi dal vento.

Entrambi facciamo molta fatica nel tratto di sterrato a tenere alta l’andatura, per cui nei successivi 2 km a favore di vento su asfalto non siamo particolarmente veloci. In questo momento aumenta l’intensità della pioggia. Il mio compagno di fuga vuole stare davanti ma cala sempre di qualche secondo. Al km 7 passo davanti e con un grande sforzo recupero un atleta. Va come un treno, però sembra aver paura dell’acqua e a volte sceglie traiettorie sbagliate per schivare le pozzanghere. Visto che siamo in argomento: la campagna è allagata, spesso sono andato a fondo con i piedi, mi son bagnato più ieri che a Venezia con l’acqua alta. Restiamo in 3 per poco più di un km. Il ragazzo che abbiamo raggiunto, in un tratto senza curve e pozzanghere, va troppo forte per me. Decido di tenere i 4’40″/Km senza esagerare e così mi trovo staccato da entrambi.

Passa solo un km e dopo il ristoro del km 10 una folata di vento fa volare via il cappello dalla testa del ragazzo che aveva fatto la prima parte con me. Si ferma per riprenderlo e torniamo assieme. Lui sembra voler recuperare sul ragazzo che ci precede, lo tengo a qualche metro davanti, poi torniamo a fare gruppo. Il ritmo cala leggermente tra i km 13 e 14. C’è un forte vento contrario, qualche curva e un po’ di indecisione tra di noi. Lui continua a volermi stare di fianco, quando cerco la sua scia rallenta, quando aumento la velocità, aumenta. Tanto vale correre soli … Tiro il km 15, sento che fa fatica, c’è il ristoro. Come al solito non prendo niente ma rallento per mantenere la compagnia. Fatta la corva dopo il ristoro, mi ritrovo di fronte ad una folata di vento micidiale. Faccio due km controvento a 3’50″/Km. Devo darmi una mossa, mancano solo 4 km all’arrivo. Accelero e il mio compagno di viaggio si stacca.

Mi sento ancora in ottima forma. Faccio un ottimo 18esimo km, con un forte vento contrario. Vedo di fronte a me una maglietta dell’Atletica Ponzano che sbanda. Lo prendo a metà del km 20. E’ in grossa crisi. Capisco che non posso “sfruttarlo” ma nemmeno posso temere una sua rimonta. Km 21 su strade ben note, cercando di dare tutto. Ormai non temo rimonte e nel rettilineo finale sparo gli ultimi 250 metri a 3’25″/Km.

Grande soddisfazione. Chiudo con 1h18’56” (tre secondi in meno nel tempo effettivo). Sono conscio di aver dato quello che potevo in quelle condizioni. Non ho commesso errori gravi e ho gestito bene la gara. Speravo di stare sotto l’ora e 18. Il minuto di differenza forse non è del tutto giustificabile dalle brutte condizioni o dalla scarsa collaborazione degli altri atleti. Mi manca ancora qualche cosina.

Il brutto tempo mi regala un buon piazzamento. Molti atleti con ottimi tempi sono andati male, lasciando vuoti nella prima parte di classifica. Non c’erano dubbi sulla vittoria del keniano e sul secondo posto di Boumussa. Sono felice di vedere Giancarlo Simion (terzo) prendersi il titolo di campione regionale. Ho atteso l’uscita della classifica ufficiale per vedere se c’era spazio anche per me. Purtroppo ero fuori del podio: 4° con un minuto dal terzo. Decisamente troppo.

Di Abro

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