La mia Venice Marathon è stata fortemente condizionata dal clima. Per analizzare la prestazione è necessario tener conto soprattutto del vento contrario per tutto il percorso con particolare forza negli ultimi 5-7 Km e del fatto che per metà gara il mio ritmo è stato “imposto” dal gruppo in cui mi trovavo.

Come si vede dal grafico, i pacer hanno tenuto un’andatura per me ideale (4’/Km) per 8 km, poi un deciso rallentamento di 7″ al km in prossimità del passaggio a Mira (km 10 e 11). Il rifornimento può giustificare solo 5 dei 15 secondi persi. Per dare una spiegazione al resto si può prendere spunto dai dati della situazione meteo.

Nel grafico che segue, a destra, si nota come le precipitazioni siano cominciate con abbondanza attorno al km 20, calare l’intensità al km 30, diminuire al mio arrivo a Venezia per poi riprendere con molta intensità proprio negli ultimissimi km. L’acqua non ha dato un gran fastidio. Il vento invece si.

Nel grafico di sinistra la linea rossa è la velocità di vento assoluta, quella nera è la velocità nel senso contrario alla marcia. Da ricordare che questi dati sono stati rilevati a Fiesso d’Artico (VE) e non tengono conto nè del riparo offerto dalle costruzioni in città, nè dalle particolari condizioni locali di Venezia e della laguna.

Tornando al rallentamento attorno ai km 10-11, in quel punto c’è stato un aumento del vento. Per di più c’era poco angolo per cui sbatteva in faccia ai battistrada. Si possono assegnare quei 10 secondi di ritardo, quindi, al vento. La frequenza cardiaca era appena sotto 160 bpm.

I due km lenti mi avevano un po’ preoccupato, per cui ho provato ad accelerare. Ho staccato di poco il gruppo che poi mi ha raggiunto e si viaggiava tutti a 4’/Km. Stavo tirando il gruppo, la frequenza cardiaca cominciava a salire e facevo molta fatica. Non una gran situazione. Sono rientrato lasciando la testa. Ho ottenuto 3 km al ritmo voluto, ma poco dopo i pacer, a cui nessuno dava il cambia, hanno ripreso a rallentare. Al 15esimo al rallentamento si è aggiunta la consueta confusione al ristoro. Altri 15 km da addebitare al vento. Il vento, però, da tregua nei km successivi, in cui i pacer riportano l’andatura al passo ideale. Dal km 19 il vento riprende e il passo comincia a calare.

A poche centinaia di metri dalla mezza maratona c’è il colpo di scena: il pacer più grosso, vero e proprio frangivento, viene toccato e cade a terra. Io sento solo un urlo, mi giro e lo vedo scivolare sull’asfalto un metro alla mia sinistra. Il gruppo rallenta e sfoga il nervosismo con qualche insulto. Non si sa contro chi e cosa. Probabilmente il vento, che ora è tornato a soffiare con forza ha rallentato di poco i battistrada e non si è potuto evitare il contatto con qualcuno che seguiva. Si rallenta, indugio un po’ per vedere se il gruppo si ricompatta. Sono un po’ in dubbio, perchè correre in gruppo comincia ad essere rischioso e siamo ormai nel centro abitato di Mestre. Gli edifici e i cambi di direzione potrebbero dare una mano a chi è solo. Un paio di coraggiosi si erano già staccati in precedenza, col vento grosso. Ero sicuro che avrebbero pagato la scelta, ed invece sono arrivati un minuto e mezzo prima di me. Coraggiosi e bravi.

Mi ritrovo di fronte al gruppo perchè cerco di mantenere una velocità decente, non sono sicuro di andarmene via. Vedo che i due pacer sono tornati in fronte al gruppo ma non riescono a recuperarmi. Dopo il transito alla mezza in 1h26′, quindi con 1′ di ritardo rispetto ai piani e 2′ rispetto al passo che volevo tenere nella prima metà gara. Decido di far da me.

Il contatore del tempo perso sale di altri 40″ per un totale di circa 70″ fino ad adesso. Comincio a tenere una buona velocità. Al km 25 prendo una bottiglia d’acqua e bevo le mie prime e uniche sorsate di questa maratona fin troppo bagnata. Dopo il rifornimento si passa per il centro (piazza Ferretto). E’ il mio km più veloce: 3’55″/Km.

Ho davanti a me la sagoma inconfondibile di Monica Carlin. La conoscono  tutti da queste parti. Per lei è come correre in casa. Lei e un paio di atleti che le fanno da gabbiani mi sono utilissimi come punto di riferimento. Il loro passo è più o meno come il mio. Al ponte pedonale che porta al parco di San Giuliano e alla successiva salitina rallento un po’ per non affaticarmi troppo. Perdo solo 8″, imputabili solo alle difficoltà del tracciato. Il vento è ancora sostenuto, ma il cambio di direzione è favorevole. Transito nel parco ad un passo ottimo. Il rallentamento successivo è al km 33, dovuto al cavalcavia che immette nel ponte della libertà. In discesa non riesco a lasciare andare le gambe. Vomincio a sentire i polpacci doloranti. Continuo a fare l’elastico con gruppetto della Carlin. I primi 4 km fatti da solo dopo aver lasciato il gruppo sono andati come meglio non potevano: media di 4’03″/Km nonostante le salite.

La vera difficoltà comincia col km nr 35. Siamo sul ponte della libertà. Già di per se difficile da affrontare , col vento di traverso diventa un ostacolo molto duro. Spendo tantissimo e riesco a tenere 4’20″/Km per 4 km. Altri 80″ imputabili al vento, senza dubbio. Totale da addebitare al vento: 150″ circa. Arrivato alle zattere faccio un buon km, poi al primo ponte mollo. Il vento è davvero forte, mi fanno male i polpacci di entrambe le gambe e le salite si fanno sentire. La scarsa motivazione (obiettivo PB è raggiunto, ma non posso fare il tempo che mi ero proposto) mi porta a cercare il traguardo senza spendere troppo. Faccio un km a 4’23” e due km da turista, per poi concludere sul traguardo con una velocità decente.

Negli ultimi 3 km ho perso quindi circa 120″. Ipotizzando che metà siano imputabili alle condizioni atmosferiche e metà a stanchezza e scarsa motivazione, ne risulta che il vento mi ha fatto perdere circa 3’30”. L’obiettivo delle 2h50′ inizialmente dichiarato, era alla portata. Se è vero, però, che il maltempo mi ha tolto una prestazione cronometrica migliore, probabilmente mi ha favorito dal punto di vista della posizione in classifica. Un 62esimo posto in condizioni ottimali valeva 2h45′ almeno.

Dal punto di vista tecnico, quindi, sono soddisfatto: condotta di gara assennata e ritmo impostato sulla effettiva capacità.

Visto il post particolarmente tecnico e forse noioso, pubblico l’immagine da Google Earth in cui è tracciato il percorso finale della maratona. Nonostante le immagini non siano ad alta definizione, si può facilmente comprendere perchè questa maratona è considerata tra le più belle al mondo.

Di admin

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